La Fata Bema
19 Maggio. E' questa la data in cui, secondo la tradizione, ogni anno allo scoccare della mezzanotte lo spirito della bella e buona Fata Bema torna puntualmente a manifestarsi sugli spalti del maniero in ricordo dell'uccisione del suo amato Pio Torelli, condannato a morte dal duca Ranuccio I Farnese.
Ancora oggi, infatti, è vivo il ricordo di questo personaggio: il fantasma gentile di Montechiarugolo.
La leggenda narra una vicenda a metà strada tra fantasia e realtà e di cui ancor oggi in paese si discute come di fatti realmente accaduti.
Prima di finire i suoi giorni a Montechiarugolo Bema ebbe una vita avventurosa, ma ben poco fortunata. Nata e cresciuta a Cernobbio, in provincia di Como, la ragazza aveva nobili origini, ma quando era ancora giovanissima la sua famiglia cadde in disgrazia. Le rimase accanto solo il fedele servitore Max che iniziò a girare per l'Italia come saltimbanco. Bema si dedicò allo studio della divinazione e ben presto divenne un'indovina infallibile e molto nota.
Bema giunse a Montechiarugolo in una giornata di maggio del 1593 e presso il castello, nei cui boschi spesso Ranuccio Farnese duca di Parma veniva a caccia di cinghiali, la giovane allestì un piccolo palco per la predizione del futuro al quale si avvicinarono gli ospiti del maniero.
Fu avvicinata anche dal Duca Farnese che, temendo il suo fascino e le sue arti esoteriche, la rinchiuse per un periodo alla Rocchetta, le famose carceri di Parma. Dopo una lunga e dura prigionia che la portò allo stremo delle forze, la fata venne liberata a furor di popolo. Da qui la maggior parte della sua vita, Bema, la trascorse alla corte di Pomponio Torelli, poeta e letterato che viveva con la sua famiglia nel castello di Montechiarugolo. Suo figlio Pio, si innamorò di lei, che ricambiò il sentimento, ma rifiutò il fidanzamento per la differenza sociale che li divideva.
E' il periodo della presunta congiura contro Ranuccio Farnese, il quale temendo la potenza dei numerosi e potenti feudatari del Ducato inscenò una congiura contro la sua persona. Tra i congiurati venne ingiustamente condannato anche Pio Torelli e il 19 Maggio 1612 venne decapitato davanti al palazzo di Giustizia di Parma.
Disperata per la morte di Pio, Bema, si rifugiò in una piccola casa nei pressi del castello, occupandosi di dare aiuto a poveri e bisognosi fino al giorno della sua morte che avvenne senza trovare consolazione. Pare che la mummia ritrovata nelle segrete sia proprio quella della sfortunata indovina e si racconta che ogni volta che qualcuno ha tentato di spostarla dal castello il fantasma di Bema si sia vendicato con terremoti, alluvioni e pestilenze.