Luogo:
via tenchini lorenzo, 38
località Gaione
43124 Parma (PR)
tel +39 0521648154
Orario: Aperto su prenotazione solo nei mesi estivi.
Prezzo: Ingresso gratuito
Raccoglie il fascino color ruggine degli oggetti di una volta. Di quel tempo non troppo lontano in cui inventiva e manualità andavano a braccetto, e per ogni problema o necessità si poteva costruire una soluzione. Racconta della campagna antica, nella campagna di oggi. Migliaia e migliaia di oggetti radunati in oltre vent’anni di meticoloso collezionismo, scaturito da un legame che sopravvive da generazioni: quello con la terra. Il mondo contadino del passato rivive nel Museo agricolo Alice, a Gaione, nato nel 2004 dalla passione per gli oggetti di una volta di Carlo Barbazza, 74 anni, e della moglie Angela Spagna.
Quando l’estate finisce molte cose rientrano nella stalla, ma andare a curiosare tra aratri, torchi, falci, pialle, seghe, chiodi, ceste e botti, si fa ancora più affascinante. Il museo, che Barbazza ha intitolato alla nipotina di nove anni, nasce da un progetto ispirato dal desiderio di far conoscere la tradizione contadina del territorio: «La raccolta è frutto di una ricerca che punta alla salvaguardia degli strumenti utilizzati nella civiltà contadina del passato, che, a causa dei processi di modernizzazione, rischiano di andare perduti – spiegano i Barbazza –. Qualche scuola elementare nei mesi estivi a volte viene a farci visita, e noi siamo ben contenti, proprio perché in questo modo i saperi si trasmettono».
Nell’incantevole cornice naturale delle distese campestri della prima periferia di Parma, anche l’autunno rende incantato questo scrigno di tesori corrosi dal tempo.
C’è l’arcolaio, il setaccio, la macchina da cucire, il ferro da stiro, il «prete» per scaldare il letto, la macchina per imbottigliare, quella per impastare, il fogone per fare la salsa o la marmellata, la gabbia per i maiali, la museruola per la mucca, vanghe e attrezzi di ogni tipo.
Pare contenere tutto ciò che, dai tempi dei tempi, è stato utilizzato per vivere e lavorare, nelle tenute rurali e nelle vecchie case disperse tra i campi. Molti di questi oggetti sono stati ereditati da genitori, nonni, avi e parenti vari: «Spesso – spiega la signora Spagna –, ogni singolo oggetto lo leghiamo al ricordo di una specifica persona». Altri sono stati portati a casa Barbazza direttamente da chi, svuotando cantine o vecchie dimore, non sapeva che farsene di arrugginiti attrezzi apparentemente inutili.
Tra le chicche presenti nel museo, ci sono alcune barelle utilizzate nella guerra del ‘15-‘18, ma anche tante altre antichità, legate alle consuetudini famigliari locali, ai proverbi e ai racconti. Non meno curiosa, è la collezione di piante grasse che è possibile ammirare al museo di Alice: oltre 150 esemplari sapientemente coltivati dal signor Carlo. Nei mesi estivi il museo può essere visitato, solo su appuntamento.
(testo: Margherita Portelli, Gazzetta di Parma 24/10/2011)