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Museo dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio

MuseoSteccata

Museo dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio (Chiesa della Steccata)

Luogo: Ingresso Museo: Piazza Steccata / via Dante 8/a

Telefono: 0521-282854 / 0521-234937
Fax: 0521-201226


Orari aperture biglietterie:
tutti i giorni mattino 9.30-11; pomeriggio 15.30-17.

Orari aperture bookshop:
tutti i giorni mattino 9.30-12; pomeriggio 15.30-18.
Si effettuano solo visite guidate ai seguenti orari: 10, 11, 16, 17.

Biglietto: 5 euro; visite per scolaresche su prenotazione 1 euro ad alunno; possibilità, a pagamento, di prenotare visite private.

Riduzioni: FAI, Touring Club, Italia Nostra 4 euro.
Gruppi superiori a 5 persone: 3 euro a biglietto.

www.museocostantinianodellasteccata.it

La splendida chiesa della Madonna della Steccata, che si erge nel pieno centro di Parma, venne costruita a partire dal 1521 a spese del Comune per contenere un’immagine miracolosa della Madonna, in origine sul muro di un piccolo oratorio, detto “dello steccato”, dal riparo in legno che frenava l’afflusso dei fedeli. La chiesa venne consacrata nel 1539 e nel 1718 fu elevata a Chiesa magistrale dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Cenni di storia dell’Ordine Costantiniano
L’Ordine Costantiniano di San Giorgio affonda le sue antichissime origini nella Milizia dell’Imperatore Costantino, creata per difendere il vessillo con le insegne della croce dopo la vittoria su Massenzio a Ponte Milvio nel 312.
In Italia la prima menzione ufficiale di quest’Ordine risale al 1551, cioè quando Papa Giulio III, con la Bolla Quod Alias a favore della famiglia degli Angeli Comneno, conferì la dignità di Gran Maestro ad Andrea e Angelo Comneno che pretendevano di far discendere la loro dinastia direttamente da Costantino. Proprio con l’ultimo esponente di questa casata, Giovanni Comneno Lascaris
Paleologo, il duca di Parma Francesco Farnese iniziò nel 1694 le trattative per acquisire il Gran Magistero dell’Ordine, che venne raggiunto nel 1697 e quindi sancito dalla Bolla Sincerae Fidei di Papa Innocenzo XII (1699). Nel 1718 il Duca scelse come degna sede dell’Ordine una chiesa che a Parma era simbolo di devozione collettiva: Santa Maria della Steccata, che da allora fu denominata Chiesa Magistrale.
Estinta la dinastia Farnese nel 1731, il Ducato passò a Carlo di Borbone, che si trasferì a Napoli con tutto il patrimonio artistico e archivistico del Ducato farnesiano, ivi compreso l’Ordine Costantiniano. Con l’arrivo di Maria Luigia d’Austria nel 1816 l’Ordine tornò definitivamente a Parma.
L’edificio
La fabbrica si presenta come un’imponente insieme di prismi e semicilindri aperti da eleganti finestre, sormontata da una cupola a loggiato in marmo bianco e rosso veronese, culminante con una lanterna. La sua pianta è a croce greca (i quattro bracci hanno cioè misure identiche) con cupola centrale rotonda; i quattro nicchioni, che formano i bracci della croce, sono alternati a quattro “torri”, o cappelle angolari a pianta quadrata. Tra le molte ipotesi attributive ricordiamo quella di Giorgio Vasari, che scrivendo nel Cinquecento parlò di Bramante, e quelle più recenti, che ipotizzano l’intervento di Leonardo da Vinci. Emerge con certezza solo l’apporto di Bernardino e Giovan Francesco Zaccagni
fino al 1525, poi di Giovan Francesco d’Agrate che realizzò alcuni suggerimenti dell’architetto Antonio da Sangallo il Giovane (Firenze 1484 – Terni 1546).
L’interno
L’interno è esaltato da quattro poderosi arconi che delimitano un vasto spazio mediano, attorno al quale si dispongono i quattro bracci absidati e altrettante cappelle ottagonali inserite nelle torri angolari. Tale armonia non appare alterata dalla costruzione (1725-30) dello scenografico
coro dei cavalieri, posto a ridosso dell’abside presbiteriale.
La decorazione pittorica
La chiesa è stata interamente affrescata da diversi artisti, tra i quali ricordiamo Bernardino Gatti (1495 – 1574), che realizzò l’Assunzione della Vergine, gli Apostoli tra le finestre del tamburo e i dipinti sui pennacchi, mentre l’Incoronazione della Vergine nel catino absidale è realizzata su cartone (modello preparatorio) del manierista Giulio Romano (Roma 1499 – Mantova 1546) da Michelangelo Anselmi (Siena 1492 – Parma 1555). Eccezionale è il ciclo decorativo dell’arcone - realizzato come prima opera da uno dei protagonisti della pittura manierista, Parmigianino (1503-1540) - che rappresentò un modello per la decorazione degli altri artisti: è costituito da due serie di tre canefore (fanciulle portanti un anfora o un canestro) alle estremità di una ricchissima ornamentazione con figure animali e vegetali su fondo rosso, tra 14 rosoni in rame dorato, posti entro lacunari. Le figure femminili, che reggono lampade accese e spente, richiamano la parabola evangelica delle Vergini
sagge e delle Vergini stolte. Nei sott’archi aggettanti, con motivi dorati su fondo blu, compaiono quattro figure monocrome ai lati delle canefore, Eva e Aronne a destra, Adamo e Mosè a sinistra. L’opera rivela un gusto decorativo straordinariamente raffinato, una stesura materica preziosa e un’estrema eleganza dei corpi slanciati e dei volti. I movimenti delle figure sono come raggelati e le rendono
statuarie e solenni, levigate e polite, di una bellezza ineffabile.
La Sagrestia Nobile
La rettangolare Sagrestia Nobile, con abside e volte a botte e a vela, è resa più maestosa dai ricchissimi armadi che coprono tutte le pareti. Questo ambiente fu aggiunto a una sagrestia diminori dimensioni che aveva a sua volta sostituito quella primitiva, progettata da Giovan Francesco d’Agrate. La sua costruzione ebbe inizio nel 1665 e fu compiuta nel 1670, anno in cui furono ultimati i ricchi armadi in legno, opera di Giovan Battista Mascheroni, intagliatore milanese, e dei quadraturisti (artisti specializzati nella decorazione architettonica a carattere illusionistico) Carlo Rottini e Rinaldo Torri. I mobili che rivestono le pareti sono divisi in due ordini sovrapposti, sormontati da una ricca cornice intagliata con motivi a medaglioni e ulteriormente decorati da quattro statue raffiguranti gli Evangelisti.
Gli arredi sacri
Numerosi sono gli arredi sacri che nel corso dei secoli furono offerti per accrescere le ricchezze della chiesa. Degne di nota sono le preziose  pianete ricamate dei secoli XVI e XVII e uno splendido paliotto (pala d’altare) d’argento su fondo di legno dorato, eseguito nel 1717 dall’orafo
Michele Cruer su commissione di Teodoro Gazzanighi: la decorazione è costituita da girali in argento sbalzato e cesellato entro i quali è inserita l’immagine della Madonna col Bambino adorata e incoronata dagli angeli e circondata da una fascia decorativa con motivi di foglie di girasoli.

(testo: www.fondoambiente.it)

 

 

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