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Comune di


BARDI

Altitudine: 625 m s.l.m.
Superficie: 189 km²
Abitanti: 2.355 (31-07-2011)
Densità: 12,46 ab./km²
Cod.Postale: 43032
Prefisso: 0525
Nome Abitanti: bardigiani
Patrono: San Giovanni Battista
Giorno Festivo: 24 Giugno
Sito Istituzionale: www.comune.bardi.pr.it

Etimologia

Deriva dal nome latino Bardo o Bardi che può essere sia un nome di persona che un termine accorciativo di "Longobardi", in questo caso riferendosi al popolo ivi stanziato.
Ma l'etimologia del nome è controversa. «Bardi» infatti secondo la leggenda deriverebbe da «Bardus» o «Barrio», l'ultimo degli elefanti al seguito dell'esercito di Annibale che sarebbe morto qui durante la marcia verso Roma. In suo ricordo, Annibale avrebbe quindi deciso di fondare una colonia. Secondo la storia invece il toponimo «Bardi» deriverebbe dall'appellativo che contradistingueva la nobiltà longobarda - i cosiddetti Arimanni - un gruppo dei quali si stabilì qui attorno al 600 d.C.

Araldica

bardi-stemmaD’azzurro, all’albero con cane rivoltato e coricato al suo pedale dal pelame bruno; l’insieme sostenuto da un terreno arido, il tutto al naturale; il tronco dell’albero accollato da un breve svolazzante in fascia di rosso con la scritta FIDELITAS a caratteri maiuscoli d’oro. (18)

Geologia del territorio di Bardi

Cheilanthes MarantaeCheilanthes MarantaeIl bacino del fiume Ceno presenta una notevole varietà di formazioni geologiche, la cui storia é legata all’apertura, nel Triassico superiore (circa 210 milioni di anni fa), e alla successiva chiusura, a partire dal Cretacico medio (circa 107 milioni di anni fa) di un bacino oceanico che separava le zolle paleoafricana e paleoeuropea. In particolare sono riconoscibili la successione ofiolitica (costituita da peridotiti, serpentiniti ecc.), la formazione di Ranzano, i complessi argillosi e i flysch ad helmintoidi.
OfioliteOfioliteLe ofioliti, conosciute comunemente come “pietre verdi”, con i graniti sono le uniche rocce di origine magmatica affioranti in provincia di Parma; relitti di un antico oceano scomparso, svettano per la loro scarsa erodibilità sulle rocce circostanti, solitamente di natura argillosa. Nel territorio bardigiano ne sono esempio il M. Menegosa, il Groppo di Gora, il Castellaccio. Qualche bella roccia isolata di ofiolite si trova in loc. Raffi, Casermore, Taverna, Berlini e Pietranera. Scendendo verso l’abitato di Bardi e percorrendo la vie adiacenti la rupe su cui sorge il castello o il tratto di crinale del M. Lama, incontriamo un altro tipo di roccia non molto frequente nel nostro Appennino: il diaspro. Questa roccia silicea di origine sedimentaria deriva dall’accumulo dei gusci di microrganismi marini, radiolari, di circa 150 milioni di anni fa, che si sono trasformati in roccia per processi chimico-fisici innescatisi sia prima che nel corso della formazione delle catene montuose. I diaspri del M. Lama presentano colorazioni particolarmente vistose, variabili dal viola, al rosso, al verde, causate dalla presenza di diversi tipi di inclusioni; sempre sul M. Lama sono visibili i calcari a Calpionelle, cioé calcari con liste di selce grigia, risalenti al Giurassico superiore-Cretacico inferiore (145 milioni-120 milioni di anni fa). Tutto questo spiega il loro utilizzo come materia prima dell’uomo per cinquantamila anni per costruire utensili di pietra: il monte é ricco dei residui di queste lavorazioni. Nel gruppo del M. Barigazzo affiora la formazione di Ranzano di età compresa fra l’Eocene superiore e l’Oligocene inferiore (circa 37-27 milioni di anni fa), con aspetti peculiari e curiosi, in qualche punto sfruttata anche come pietra di lavoro, come le ciappe di pietra del Pizzo d’Oca. Nel territorio prevale, però, tutta una serie di formazioni rocciose prevalentemente argillose ad assetto caotico, quali le argille a blocchetti nei pressi del M. Pelpi e nel tratto del torrente Ceno a monte della confluenza con il torrente Toncina e nel gruppo del M. Lama; le arenarie di Ostia in facies pelitica lungo il torrente Toncina e il Noveglia; le argille a palombini intorno al capoluogo e nella zona di Pietrarada, Faccini e Rossi. Infine, le principali aree di affioramento delle torbiditi calcaree, chiamate genericamente flysch ad helmintoidi, risalenti all’età compresa fra il Cretacico superiore e l’Eocene medio (145 milioni-40 milioni di anni fa),


Logo Comunità Montana delle Valli del Taro e del CenoDocumento pubblicato
grazie alla concessione
e alla collaborazione della
Comunità Montana
delle Valli del Taro e del Ceno
Illustrazioni di Paolo Sacchi
www.sakai.dk

Vita monastica e impegno sociale

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