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Lo Spirito

Lospirito1

Quando sento qualcuno dire “partiamo”, so già di che tipo di viaggio si tratta.
Che sia l’andare al mare, oppure il prendere l’aereo per finire dall’altra parte del mondo, o che sia il semplice passeggiar per monti o per città, il modus operandi e lo spirito di questo “viaggio” è il medesimo e fotocopiato in ogni caso.
Si parte, sì, è vero, ma non per viaggiare, bensì per raggiungere. Intanto, lo spostamento da una parte all’altra, quasi sempre viene considerato non una parte integrante a pieno titolo del nostro viaggiare, ma un male necessario per andare da una parte ad un’altra, una sorta di limbo esistenziale dove il nostro corpo contiene la nostra anima ed il nostro “sentire”, rimanendo entrambi in stand-by sino a destinazione, come una cassa di legno contenente un animale che viene posta e trasportata all’interno di una stiva di una nave, liberando la sua merce e facendogli rivedere la luce solo al molo di destinazione. Questo è un punto. La seconda caratteristica fissa è quella che non contempla l’imprevisto.
Quasi ogni cosa è già decisa, sognata nel particolare e per questo già mentalmente prenotata; l’ora d’arrivo, il posto per il pernotto, il sapore che avrà un determinato cibo, il meteo dei prossimi giorni e tutti quei riti vacanzieri e schemi mentali che ci fanno pensare di essere in ferie o in viaggio.
La B15 invece non è nella nostra testa. Non c’è.
Non c’è semplicemente perché per tanto che ci si sforzi non la possiamo immaginare, programmare, controllare. La B15 vive di vita propria che è sempre svincolata da ciò che vorremmo fosse e quindi, a volte ricalca in pieno la nostra aspettativa, ma a volte stravolge, buca e annulla i nostri schemi.
Sì parte per la B15 con l’obbiettivo d’arrivare al mare, ma la B15 sta in tutto quel che succede nel mezzo e, per assurdo (come si suol dire, ma assurdo non è) il mare potremmo anche non riuscire a raggiungerlo che la B15 avrebbe compiuto ugualmente il miracolo del viaggio onorando se stessa.
Con la B15 ci si riappropria di sé, si viene in contatto con un modo di vivere che ormai non ricordiamo più: senza orologio, senza etichette, senza obblighi di punti da raggiungere o obbiettivi da raggiungere. Senza medie orarie, senza la frenesia del tempo che passa, senza la testa chiusa nel sacco del quotidiano che si ripete o del periodo lontani dal lavoro da sfruttare, per forza e a tutti i costi, in ogni suo angolo.
La B15 non è la Parma-Mare off-road: la B15 è tutto quel che succede tra Parma e il mare.
Si ripercorrono sentieri e vie ormai dimenticate e per questo sconosciute, vie che i nostri nonni erano soliti utilizzare come strade di comunicazione e scambio, vie sulle quali si costruiva il quotidiano delle famiglie. Vie la cui esistenza e memoria sono state cancellate e spazzate via dalla fretta della modernità, dallo spostarsi della vita di tutti i giorni su strade più veloci e su mestieri meno manuali. Ma queste vie, in parte, esistono ancora e sono custodite da e tra i boschi, in uno scrigno d’ombra sotto i castagni, fra le pinete, nei boschi di latifoglie, tra le fustaie di faggio.  Lontane dalla “perfezione” della progettazione ingenieristica dei ponti dell’autostrada e dall’asettico asfalto, con la loro grezza semplicità e meravigliosa inconsapevole armonia, ci attendono per ridonarci autentico respiro vitale e ricordandoci, ogni volta che ci si trovi a percorrerle, la frase di una canzone: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” (da “Via del Campo” F. De Andrè).

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