Iconografia di Moroello e SolesteL' origine di tutta la storia la dobbiamo collocare in un periodo compreso tra il XV° ed il XVI° secolo, e il luogo è il territorio della Val Ceno interessata da cruenti scontri tra le opposte signorie locali. In questo scenario si muove il Cavaliere Moroello, capitano della guarnigione a difesa dei Landi e del loro Castello. E' tra una battaglia e l'altra che il nostro impavido condottiero conosce e si innamora della bella Soleste figlia di un Nobile di Corte. L' amore tra i due giovani è così intenso e forte che supera ogni difficoltà, ma non quella di un destino avverso che chiama Moroello. Egli infatti, stimato da tutti e anche dal nemico come fiero combattente, viene chiamato dal suo signore a difendere gli incerti confini del feudo dall'incombere delle truppe del bellicoso stato confinante. Bardi era per la sua posizione strategica una preda molto ambita e in molti volevano prenderne il possesso. Ecco, quindi, che Moroello si deve separare da Soleste e, montato a cavallo, si mette alla testa delle sue truppe. Da questo momento, ogni giorno, Soleste sale sulla torre più alta del maniero nell’attesa e nella speranza di veder tornare l’amato vincitore. (Ancora oggi, da lassù, è possibile godere di una vista straordinaria che avvolge l’intera vallata per diversi chilometri.) Passano settimane e forse mesi, ma di Moroello nessuna notizia. Fino al giorno in cui, salita per l’ennesima volta sulla torre, Soleste vede, in lontananza, un indefinito movimento di cavalieri. Forse lancia un grido portandosi una mano davanti alla bocca. Forse piange per l’emozione e per la paura. Si tratta del nemico? O di Moroello, il quale, vincitore torna con i suoi? Fatto gli è che con l'avvicinarsi delle truppe i contorni si fanno più nitidi e Soleste, disperata, vede distintamente le uniformi del nemico. Il castello è in pericolo, la sua vita e quella dei suoi famigliari pure e, soprattutto, il valido Moroello è senz’altro perito in guerra. I fatti precipitano, Soleste disperata non trova altra consolazione che gettarsi dalla Torre che ogni giorno la vedeva speranzosa di poter ricadere tra le braccia del suo amato Moroello. Solo allora i cavalieri, fattisi minacciosamente vicini, si fanno riconoscere. Chi togliendosi l’armatura, chi salutando al modo dei Landi. Moroello e i suoi, usciti vincitori, avevano indossato le casacche del nemico. Per scherno, per gioia e in segno di totale imposizione. E' la balia a dare la triste notizia del suicidio a Moroello ed assistere all'urlo straziante mentre egli, capito il tragico equivoco, reo di aver condannato involontariamente a morte la sua amata, inconsolabile si getta dagli spalti della Piazza d'armi. E, oggi, dopo 600 anni, turisti, abitanti del luogo e studiosi di fenomeni paranormali, giurano che Moroello, incapace di darsi pace, vaghi ancora tra le sale e per i vicoli del castello, accompagnato, alle volte, da una appena percettibile musica. Una triste melodia che racconta di un amore sfortunato e lontano nel tempo.
Filippo Franci
provincialgeographic.it