Con una bolla datata Bologna 1503, Papa Giulio II autorizzava la costruzione di un piccolo cenobio. Nel 1507, rispondendo ai Borghigiani “Exponi nobis fecistis”, autorizzava l’ edificazione di una chiesa annessa, a condizione che fosse officiata dai Padri dell’Ordine degli Agostiniani Eremitani.
La parte originaria della chiesa venne quindi costruita verso la metà del ‘500, probabilmente da Martino da Lugano, mastro comacino che in quegli anni lavorò a Borgotaro a rafforzare il castello per ordine dei Fieschi.
Nel corso di una visita pastorale (Mons.Castelli 1579) la chiesa viene descritta come ampia, a due navate, senza torre.
Si accenna pure ad una nicchia con l’immagine di San Rocco.
Nel 1630, in occasione della grande peste, per voto del Comune, venne eretto un altare particolare dedicato a San Rocco.
Verso la metà del ‘700 la chiesa venne completamente rifatta nelle forme attuali.
Il convento venne soppresso nel 1805 in seguito alle leggi napoleoniche.
Il complesso fu destinato a deposito di legna e carbone, fu lazzaretto al tempo del colera, da ultimo ospitò pure i prigionieri austriaci nel corso della prima guerra mondiale.
Un comitato appositamente sorto riuscì a riacquistare l’edificio e nel 1927 la chiesa venne riaperta al culto. Nel 1964 venne eretta in parrocchia.
La facciata attuale è ripartita da lesene con modanature e arricchita da nicchie.
L’interno, a croce latina, presenta quattro cappelle collegate tra loro da un passaggio.
Sia la navata centrale che le cappelle laterali hanno volte a botte con la presenza tra un costolone e l’altro di medaglioni.
Nel coro si può osservare la statua di Nicola da Tolentino, santo agostiniano.
Nel presbiterio a sinistra una pregevole statua in legno di San Rocco (prima metà del ‘700).
Appartengono alla chiesa le splendide Stazioni della Via Crucis di Gaspare Traversi, artista napoletano, attivo in Emilia verso la metà del ‘700 e un elegante e policromo crocefisso di scultore ignoto (sec XVI).
Documento pubblicato
grazie alla concessione
e alla collaborazione
della Comunità Montana
delle Valli del Taro e del Ceno
Illustrazione di Paolo Sacchi
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